Vrelo Bosne. Viaggio involontario nella memoria.

Questa sarà ricordata, tra le altre cose, come la giornata dei 35 chilometri a piedi. 

Dopo un’abbondante colazione decido di dedicare la mattinata al turismo “normale”, e di visitare Vrelo Bosne, le fonti del fiume Bosna poste all’estrema periferia di Sarajevo a ridosso dell’altra Sarajevo, Istocno Sarajevo che è già Republika Sprska.

Vi domanderete cosa intendo per turismo “normale”?

Quello che penso faccia la gran parte di voi, e cioè turismo culturale, ricreativo, naturalistico, e non quello che definisco “intersiziale” che invece mi caratterizza, e cioè la ricerca di ciò che è ai margini della mappa.

Ma come vedremo a breve, è incredibile come anche se non la cerchi, la memoria di eventi bellici mi trovi, come una sorta di karma.

Per arrivare a Vrelo Bosne prendo il tram per Ilidza, ci vuole più o meno mezz’ora e si arriva nel centro della piccola cittadina termale che si trova a ridosso dell’aeroporto di Butmir e della via in cui oggi è installato il museo del Tunnel, che partiva proprio dalla casa in cui è installato e consentiva alla gente e alle merci passando sotto l’aeroporto di raggiungere Sarajevo assediata.

Oggi però non ho in previsione la visita al tunnel, come detto voglio per un giorno vestire i panni del turista e non del viaggiatore, ma mentre sto per voltare nella piazza dove si trovano gli hotel in stile austro ungarico che caratterizzano Ilidza, ecco che la mia attenzione viene catturata dal un cartello che indica una “casa della memoria“, quella che ricorda l’operato nella zona della 4 Brigata Motorizzata Viteske.

Il territorio della Bosnia erzegovina è tutto caricato di simboli e memorie ed Ilidza non fa eccezione. Cerco la casa della memoria ma la trovo chiusa, resto un po’ deluso, ma accade spesso in Bosnia di trovare chiusi piccoli musei o memoriali, ma sono alla fine contento di aver conosciuto altre storie e frammenti di quel dramma storico che l’Europa Unita non ha ancora compreso in pieno.

la casa della memoria a ilidza
La casa della memoria a Ilidza
memoriale ai partigiani a ilidza
Memoriale ai partigiani a Ilidza
info sulla casa della memoria a ilidza
Informazioni sulla casa della memoria a Ilidza

Prendo il lungo viale alberato, alcuni signori anziani preparano i calessi con cui porteranno i turisti nel parco. 

Anche qui ci sono molti arabi che probabilmente hanno preso in affitto le bellissime e costosissime ville che s’incontrano sul percorso.

calessi nel parco di ilidza
Calessi nel parco di Ilidza

Nel pomeriggio Ado si sorprenderà anche lui della presenza massiccia di arabi e ce lo conferma anche il proprietario del bel Cafè Napoli.ba: davvero c’è molto turismo proveniente dalla penisola arabica, anche incentivato dai voli diretti, ma per quanto riguarda gli investimenti sbaglia chi pensa che i maggiori provengano dall’Arabia Saudita o dagli Emirati. In realtà i più grandi investitori sono gli Usa i Turchi e i cinesi che anche qui come nella vicina Serbia stanno costruendo infrastrutture.

Vrelo Bosne è un luogo magico in cui passare qualche ora di riposo nel verde.

Prima dell’ingresso al Parco un altro incontro con la memoria, un memoriale che ricorda i partigiani.

Dopo aver preso un caffè nel parco mi avvio di nuovo verso Ilidza, nel tragitto mi fermo a mangiare una pizza (e già, ho questo rito, almeno una volta nel corso di una vacanza all’estero devo mangiare una pizza e il profumo che usciva dal locale mi faceva presagire che non fosse male e non sbagliavo) in un locale tutto in legno con all’ingresso alcune vecchie macchine.

pizzeria a Ilidza
Pizzeria a Ilidza

Dopo aver mangiato mi rimetto in moto verso Sarajevo, ancora in tram e poi una lunga passeggiata in centro. mi fermo in alcune librerie, controllo dove sia Napoli.ba dove il giorno successivo dovrò incontrare un’antropologa francese Aline e poi ritorno sempre a piedi verso l’albergo.

Pausa relax e sono di nuovo in movimento, avrei voglia di cevapi.

Mi fermo, così a mangiare a Kolabara Han, un ristorante creato all’interno di un antico caravanserraglio e che mantiene in parte l’atmosfera di tempi antichi e accompagno i cevapi con una buona limonata, visto che è uno dei tanti locali nel centro in cui non si servono alcolici. Dopo cena mi fermo a bere un bicchiere di vino da Giannini in centro e mi godo il via vai della gente. Sarajevo è una città vivissima e piena di colori e diversità.

E le regole dettate dalla pandemia qui sembrano davvero poco stringenti.