Kumrovec, Tito e lo Zagorje

Dopo un’abbondante colazione che sarà anche il pranzo principale della giornata cerco di organizzare il giro. Avevo pensato di andare al villaggio di Kumrovec, luogo natale di Tito, con il treno, ma arrivarci è abbastanza scomodo e comunque dal villaggio dove si ferma il treno avrei dovuto prendere un taxi. Il gioco non vale la candela e allora scopro che l’Hotel Livris ha un suo proprio rent a car e allora perchè non prendere a noleggio una macchina e non fare un giro per lo Zagorje? Il prezzo è davvero invitante.

Mentre viaggio tra le verdi e colorate colline dello Zagorje mi rendo conto che un altro degli obiettivi del viaggio sarà impossibile da raggiungere, anche se tento fino alla fine di progettare una visita nel pomeriggio.

Avrei voluto visitare lo Spomenik di Petrova Gora, che è stato anche utilizzato come set della recente serie post-apocalittica prodotta da Netflix, Tribes of Europa, ma raggiungere il sito è difficile e l’accesso al monumento quasi impossibile.

Per cui meglio accontentarsi del viaggio nella memoria del maresciallo Tito.

Il villaggio di Kumrovec è posto a pochi chilometri dal confine con la Slovenia e doveva essere soltanto uno dei tanti anonimi villaggi della zona prima di divenire leggenda.

Le vecchie case sono state restaurate e in altri casi rimodellate al fine di far divenire l’area un vero e proprio etno villaggio in cui vengono ricostruiti i modi di vivere le tradizioni e la cultura del contadino dello Zagorje nel tempo.

case del villaggio di kumrovec nello Zagorje
Le case del villaggio di Kumrovec

La casa di Tito è la seconda destra entrando nel villaggio, e ospita un piccolo museo, niente di che alcune memorabilia e gli omaggi dei pionieri, e come al solito didascalie solo in croato.

la casa di tito a kumrovec nello Zagorje
La casa di Tito
la statua di tito nello Zagorje
La statua di Tito

Passo un’ora e più girando tra le case e seguendo le ricostruzioni della vita quotidiana nel tempo del contadino dello Zagorje, e alla fine riflettendo su ciò che ho visto. Il fatto che Tito abbia vissuto li e la cui memoria è limitata ad una sola casa nel villaggio, ha come obiettivo fare da volano all’intera struttura sfruttando il turismo di Jugonostalgici come me.

Verso mezzogiorno mi fermo al bar del villaggio e decido di assaggiare una coppa di vino locale, è questa, infatti anche zona di vini. Buoni vini rossi.

Lo accompagno con un ricco piatto di formaggio artigianale.

pranzo a kumrovec nello Zagorje
Pranzo a Kumrovec: piatto di formaggi artiginali locali

Questa, però è anche zona di castelli e allora via verso la prima meta, il castello di Veliki Tabor.

Castello di Veliki Tabor nello Zagorje
Il castello di Veliki Tabor

Pochi chilometri separano Kumrovec da Veliki Tabor ma ci vuole quasi un’ora mentre ci si perde tra le colline che ricordano un po’ la toscana.

Il castello di Veliki Tabor è una fortificazione sita nelle vicinanze di Desinić e risalente al XII secolo. L’aspetto attuale del castello risale al XVI secolo. Si trova sulla cima di una collina a 334 metri di altitudine, all’estremità occidentale della regione dello Hrvatsko Zagorje.

La maggior parte del castello fu costruita dalla famiglia nobile Rattkay (in croato Ratkaj), originaria del nord dell’Ungheria nei pressi di Rátka sul fiume Sajò, che rimase proprietaria della fortezza fino al 1793. Il pittore croato Oton Iveković possedé il castello dal 1919 al 1938. Il castello è ora di proprietà dello Stato, che lo gestisce come un museo e sito turistico.

La parte più antica è la sua parte centrale, il castello pentagonale, costruito nel XII secolo. Il castello è circondato da quattro torri semicircolari, risalenti ai secoli XV e XVI. Il complesso d’ingresso è stato costruito intorno al 1820.

Il tetto fu realizzato in dodici diversi materiali. All’interno del castello vi sono gallerie con pilastri rotondi. C’è un grande pozzo profondo 31 m e una ex cantina. La sala grande è decorata con alabarde. seppur molto interessante a livello architettonico si rivela una delusione. All’interno ci sono poche cose da vedere Le collezioni negli spazi espositivi comprendono vecchi veicoli, oggetti etnografici, una prima produzione di medicinali, spade e armature, dipinti e ceramiche, nonché una presentazione della nobile famiglia Rattkay, prima proprietaria del castello, ma come al solito mancano le didascalie in inglese.

Dal 2002, Veliki Tabor è la sede di un festival internazionale di cortometraggi, il Tabor Film Festival. Mentre nel 2005 il castello è stato scelto per entrare nella lista dei candidati alla nomina di sito patrimonio dell’umanità della Croazia.

Il castello è rimasto chiuso al pubblico per lavori di ristrutturazione 6 novembre 2008 fino al novembre 2011. Dal 2011 è aperto ai visitatori, come museo.

Al primo piano si trova la cappella del castello con il teschio di Veronika di Desinić che, secondo la leggenda, fu uccisa e murata nel castello, anche in questo caso nessuna didascalia in Inglese, ma la storia mi intriga e decido di approfondire. Se anche voi come me vi siete incuriositi e avete la pazienza di leggere un breve testo in inglese (magari potete tradurlo con un traduttore).

veronika desinicka

Terminata la visita mi avvio verso il castello di Trakoscan, che già nell’avvicinarsi sembra davvero molto più interessante.

vista sul castello di veliki tabor

Il castello, la cui data di fondazione è il 1332, a lungo feudo dei conti di Celje, città slovena, i Draskovic, è situato in un’area lacustre da cui il castello prende il nome ed è possibile passeggiare intorno al lago.

Mi sarebbe piaciuto passeggiare in un luogo cosi’ ameno, ma purtroppo appena arrivato al parcheggio del castello inizia a tuonare e il cielo si fa sempre più grigio scuro, il che sconsiglia la passeggiata.

Il Castello di Trakoscan è davvero “il castello”, quello che tutti pensiamo di vedere una volta nella vita e gli interni finemente arredati e ricostruiti descrivono con perfezione la vita signorile dell’epoca.

Purtroppo però non è consentito fare foto all’interno per cui se volete avere un’idea di quanto ho visto potete visitare il sito.

il castello di trakoscan nello zagorje
Il castello di Trakoscan

Durante la visita si fa sempre più scuro, e spero piova mentre sono all’interno, e invece… inizia a piovere proprio mentre sto uscendo. Attraverso il parco e mi avvio di corsa verso la macchina. 

Arrivo a Zagabria per le 17, in tempo per riposare un po’ ricaricare i cellulari e prepararmi al… big match serale.

Mi sono messo in testa infatti di andare a vedere una partita del campionato croato Hrvatski Dravolovijak – Dinamo Zagabria, ingresso limitato a poche unità e con green pass. Ora di inizio della vendita dei biglietti ore 18, chi prima arriva prende il biglietto.

Lasciata la macchina a ridosso dello stadio mi avvio passando affianco a un frequentatissimo bar universitario e al museo dedicato a Tesla per poi trovarmi in pochi minuti davanti alla biglietteria della Kriaceva Arena, dove già ero stato qualche anno fa andando a visitare il museo dedicato a Drazen Petrovic.

Faccio la fila con alcuni ultras dell’Hrvatski, che gioca in casa, e un nutrito gruppo di stranieri incuriositi come me dalla possibilità di assistere alla partita. Davanti a me ci sono due francesi che saranno il “gancio” per conoscere un personaggio davvero molto particolare, ma ne parleremo a breve.

Mostrato il green pass e pagati i 7 euro ora posso essere sicuro finalmente di vedere una partita la prima allo stadio da più di tre anni. In un certo qual modo è qualcosa di emozionante, sono curioso di vedere cosa si prova a vivere una partita in tempo di covid.

partita di campionato

Mi fermo ad un piccolo bar/tavola calda nei pressi dello stadio dove si sono fermati anche i tre francesi, rumorosissimi e goliardici. Mentre attendo il mio panino, noto che i tre hanno iniziato a conversare con un signore sulla cinquantina avanzata, e sento quest’ultimo che parlando loro in italiano gli dice di aver giocato in Italia nel Sassuolo e nel Carpi.

Faccio due conti e anche se insospettito mi incuriosisco, in quali anni avrà giocato questo signore nel campionato italiano?

Così sfidando la mia timidezza e ritrosia mi avvicino e gli chiedo se è lui che ha giocato nel campionato italiano.

Lui contentissimo si presenta, Toti Dedic dice di chiamarsi e afferma di aver giocato in Italia addirittura con Salvatore Bagni, e per confermarmi che non mi sta prendendo in giro, mi mostra la sua carta d’identità.

Provo simpatia per questo vivace ex giocatore e decido di farmi una foto con lui.

io e toti denic
Io e Toti Dedic

Poi inizio a cercare le sue tracce sul web, c’è qualche pagina in croato, foto con ex giocatori, partite celebrative, un premio per un qualche incarico nella federazione croata, i suoi profili instagram e facebook e qualche cenno alla sua carriera italiana.

Poi però scopro qualcosa di più, Toti Dedic è il selezionatore di una sorta di rappresentativa dei Rom di Croazia e da anni si batte per la parità nel calcio e contro la discriminazione. In effetti dai suoi tratti somatici qualcosa dovevo intuirlo.

Entro nello stadio con la mascherina, un rude steward mi dice che devo toglierla e non indossarla per tutta la partita. Lo trovo un controsenso vista la situazione ma chi sono io per contestare le regole vigenti in Croazia?

La partita è senza storia la Dinamo alla fine vince 4-0 per l’Hrvatski sarà davvero dura salvarsi.

partita di calcio
Partita di campionato Hrvatski Dravolovijak – Dinamo Zagabria

Dopo la partita me ne torno in albergo, poca voglia di stare in giro.

Il giorno successivo sarà un giorno di transito in attesa del bus per Roma, e non vorrei stancarmi molto.

Alla fine non sarà così.